martedì 15 aprile 2014


“Il Creatore, obbligando l'uomo a mangiare per vivere, lo invita con l'appetito e lo ricompensa con il piacere”

(A.       Brillant-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825)

 

LA FAME NERVOSA: che cos'è?

 

Primavera, tempo di vestiti leggeri, tempo – per qualcuno- di vacanze, e ahimè... tempo di diete!

Moltissime persone,infatti, con l'approssimarsi della bella stagione decidono di inziare un regime alimentare particolare per poter conquistare la forma fisica giudicata ideale.

Purtroppo quasi tutti per raggiungere questo scopo ricorrono al fai-da-te, rischiando così facendo di deprivare il proprio organismo di alcune sostanze alimentari fondamentali e abbracciando regimi eccessivamente ipocalorici, con il risultato di ritrovarsi in breve tempo stanchi, spossati e flaccidi.

Le donne più giovani rappresentano probabilmente la fascia sociale maggiormente colpita ed influenzata dal dictat della magrezza imposto dai mass-media, ed infatti molte sono le riviste femminili e le pubblicità, dai cereali ai cosmetici, in tv o nei giornali, in cui vengono invitate a rimanere o a diventare sempre più magre e snelle.

Se è vero tutto ciò, tuttavia, prima ancora di discutere delle diete e della loro validità dobbiamo chiederci: che cosa ci spinge ad aumentare così tanto di peso da dover poi ricorrere ad una dieta per smaltire i kg in eccesso?

E' cosa risaputa che i motivi che spingono le donne verso quel tipo di cibo e verso una particolare modalità di consumare i propri pasti sono più psicologici ed inconsci (cioè non consapevoli razionalmente) che non nutritivi.

Ciò significa che le donne non usano il cibo solo ed esclusivamente per alimentarsi, ma con scopi EMOTIVI.

Le donne quindi mangiano per molti motivi psicologici.

I più frequenti sono:

- tristezza,frustrazione

 - noia,

- stanchezza psico-fisica

 - stress ed ansia

Potremmo dire, perciò, che il cibo assume un valore pseudo-terapeutico rispetto alle emozioni negative perchè la sua assunzione ha inconsciamente la funzione di aiutare chi se ne ciba ad evadere da quella emozione per incontrare il piacere del cibo. Vengono infatti preferiti spesso i cibi dolci come cioccolato, biscotti e gelato nei momenti depressivi, e cibi croccanti o difficili da masticare come patatine e snack salati nei momenti di maggiore tensione. Spesso però a questa piccole abbuffate seguono momenti di sconforto e di rabbia per aver ceduto ad una tentazione golosa che attenta alla propria linea ed alla propria salute! Si torna quindi ad essere ancora più tristi, e arrabbiate di prima....

Questo tipo di alimentazione è conosciuta in Psicologia come “emotional eating” ma le persone comunemente vi si riferiscono con il termine di “fame nervosa”.

 

COME SCONFIGGERLA

 

Ma cosa si può fare concretamente per arginare questo fenomeno così diffuso e così pericoloso per la nostra salute?

Innanzitutto, bisogna lavorare su noi stessi.... Non partendo dal cibo – oggetto insieme di attrazione e di repulsione/fobia - ma dalle emozioni che danno origine a questo particolare uso del cibo.

 

IL DIARIO ALIMENTARE-EMOTIVO

 

Un utilissimo esercizio, di facilissima attuazione, è la compilazione del diario alimentare/emotivo...

Si tratta di uno strumento semplicissimo che permette a chi lo utilizza di scopre che tipo di “mangiatore” sia: se sia cioè una persona che si alimenta oppure no in chiave emotiva, ed in modo particolare a quali emozioni tenda a rispondere col cibo.

Per realizzarlo serve soltanto una piccola agenda, abbastanza piccola da essere portata sempre con noi  in borsetta, ed una penna.

Ogni pagina verrà suddivisa in due parti in senso verticale, come a formare due colonne: da una parte, scriverete i vostri sentimenti prima, durante e dopo il pasto, e nell'altra colonna scriverete l'elenco dei cibi che consumerete, e la loro quantità.

Lo scopo è quello di fare un confronto tra aspetti emotivi ed aspetti nutritivi: l'uso del diario vi aiuterà a fare maggiore chiarezza di come si intreccino questi due livelli.

Perchè si possa realizzare un confronto come si deve,è necessario avere un poco di pazienza e continuare questo piccolo esercizio per almeno 2 settimane- un mese.

Una volta scoperto il legame tra l’uso del cibo e l’emozione o le emozioni che voi provate, potrete passare alla seconda fase, la più importante: cercare delle strategie alternative al cibo per affrontare l'emozione che ha scatenato l”appetito emotivo”!

 Se ci scopriamo annoiate- per esempio- potremmo quindi ragionare ed elencare una serie di attività alternative (come leggere un libro, telefonare ad una amica, vedere un film, regalarci una passeggiata nel verde...)...se invece ci scopriremo tristi, impareremo a consolarci in un altro modo, e così via... Sarà molto utile scrivere su una pagina della nostra agenda tutte queste strategie per poterle ricodarle al momento opportuno.

 

LO PSICOLOGO/ PSICOTERAPEUTA

 

Ricordiamo poi che quando l’alimentazione è profondamente influenzata dagli aspetti emotivi e arriva a farci sperimentare situazioni di acuto disagio psicologico, o quando la nostra forma fisica è fonte di disagi importanti, è indispesabile parlarne con il proprio medico curante e affidarsi alle cure di uno specialista.

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