“Il Creatore, obbligando l'uomo a mangiare per vivere, lo invita con l'appetito e lo ricompensa con
il piacere”
(A.
Brillant-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825)
LA FAME NERVOSA: che cos'è?
Primavera, tempo di vestiti leggeri, tempo – per qualcuno-
di vacanze, e ahimè... tempo di diete!
Moltissime persone,infatti, con
l'approssimarsi della bella stagione decidono di inziare un regime alimentare
particolare per poter conquistare la forma fisica giudicata ideale.
Purtroppo quasi tutti per
raggiungere questo scopo ricorrono al fai-da-te, rischiando così facendo di
deprivare il proprio organismo di alcune sostanze alimentari fondamentali e
abbracciando regimi eccessivamente ipocalorici, con il risultato di ritrovarsi
in breve tempo stanchi, spossati e flaccidi.
Le donne più giovani rappresentano
probabilmente la fascia sociale maggiormente colpita ed influenzata dal dictat
della magrezza imposto dai mass-media, ed infatti molte sono le riviste
femminili e le pubblicità, dai cereali ai cosmetici, in tv o nei giornali, in
cui vengono invitate a rimanere o a diventare sempre più magre e snelle.
Se è vero tutto ciò, tuttavia, prima
ancora di discutere delle diete e della loro validità dobbiamo chiederci: che
cosa ci spinge ad aumentare così tanto di peso da dover poi ricorrere ad una
dieta per smaltire i kg in eccesso?
E' cosa risaputa che i motivi che spingono le donne verso quel
tipo di cibo e verso una particolare modalità di consumare i propri pasti sono più psicologici ed inconsci (cioè non
consapevoli razionalmente) che non nutritivi.
Ciò significa che le donne non usano
il cibo solo ed
esclusivamente per alimentarsi, ma con scopi EMOTIVI.
Le donne quindi mangiano per molti
motivi psicologici.
I più frequenti sono:
- tristezza,frustrazione
- noia,
- stanchezza psico-fisica
- stress ed ansia
Potremmo dire, perciò, che il
cibo assume un valore pseudo-terapeutico rispetto alle emozioni negative perchè
la sua assunzione ha inconsciamente la funzione di aiutare chi se ne ciba ad
evadere da quella emozione per incontrare il piacere del cibo. Vengono infatti
preferiti spesso i cibi dolci come cioccolato, biscotti e gelato nei momenti
depressivi, e cibi croccanti o difficili da masticare come patatine e snack
salati nei momenti di maggiore tensione. Spesso però a questa piccole abbuffate
seguono momenti di sconforto e di rabbia per aver ceduto ad una tentazione
golosa che attenta alla propria linea ed alla propria salute! Si torna quindi
ad essere ancora più tristi, e arrabbiate di prima....
Questo tipo di alimentazione è
conosciuta in Psicologia come “emotional
eating” ma le persone comunemente vi si riferiscono con il termine di “fame
nervosa”.
COME SCONFIGGERLA
Ma cosa si può fare concretamente
per arginare questo fenomeno così diffuso e così pericoloso per la nostra
salute?
Innanzitutto, bisogna lavorare su
noi stessi.... Non partendo dal cibo – oggetto insieme di attrazione e di
repulsione/fobia - ma dalle emozioni che danno origine a questo particolare uso
del cibo.
IL DIARIO ALIMENTARE-EMOTIVO
Un utilissimo esercizio, di
facilissima attuazione, è la compilazione del diario alimentare/emotivo...
Si tratta di uno strumento
semplicissimo che permette a chi lo utilizza di scopre che tipo di “mangiatore”
sia: se sia cioè una persona che si alimenta oppure no in chiave emotiva, ed in
modo particolare a quali emozioni tenda a rispondere col cibo.
Per realizzarlo serve soltanto una
piccola agenda, abbastanza
piccola da essere portata sempre con noi in borsetta, ed una penna.
Ogni pagina verrà suddivisa in due
parti in senso verticale, come a formare due colonne: da una parte, scriverete
i vostri sentimenti prima, durante e dopo il pasto, e nell'altra colonna
scriverete l'elenco dei cibi che consumerete, e la loro quantità.
Lo scopo è quello di fare un
confronto tra aspetti emotivi ed aspetti nutritivi: l'uso del diario vi
aiuterà a fare maggiore chiarezza di come si intreccino questi due livelli.
Perchè si possa realizzare un
confronto come si deve,è necessario avere un poco di pazienza e continuare
questo piccolo esercizio per almeno 2 settimane- un mese.
Una volta scoperto il legame tra
l’uso del cibo e l’emozione o le emozioni che voi provate, potrete passare alla
seconda fase, la più importante: cercare delle strategie alternative al cibo
per affrontare l'emozione che ha scatenato l”appetito emotivo”!
Se ci scopriamo annoiate- per esempio- potremmo
quindi ragionare ed elencare una serie di attività alternative (come leggere un
libro, telefonare ad una amica, vedere un film, regalarci una passeggiata nel
verde...)...se invece ci scopriremo tristi, impareremo a consolarci in un altro
modo, e così via... Sarà molto utile scrivere su una pagina della nostra
agenda tutte queste strategie per poterle ricodarle al momento opportuno.
LO PSICOLOGO/ PSICOTERAPEUTA
Ricordiamo poi che quando l’alimentazione è
profondamente influenzata dagli aspetti emotivi e arriva a farci sperimentare
situazioni di acuto disagio psicologico, o quando la nostra forma fisica è
fonte di disagi importanti, è indispesabile parlarne con il proprio medico
curante e affidarsi alle cure di uno specialista.
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